Lo stipendio fuori sede non basta
Nel 1993 il mio primo stipendio in banca era di circa 1.700.000 lire e le mensilità erano 16. Con quei soldi, tenuto conto del costo della vita di allora, riuscivo a vivere fuori sede senza problemi, a pagare i viaggi di rientro a casa ogni 15 giorni e avanzavo ancora qualcosa.
La mia prima destinazione di lavoro era stata una filiale a 920 chilometri da casa. Oggi guardo a quegli anni come ad una grande esperienza di vita. Non ho dovuto fare grandi sacrifici, proprio perché il reddito mi consentiva di stare molto bene.
Oggi le cose sono diverse. Il primo stipendio non ha lo stesso potere di acquisto di allora e le mensilità non sono più 16. Ecco che chi è al primo impiego in banca e vive fuori casa si ritrova a dover fare i conti con molti sacrifici. Se poi lavora in una città del nord ha il problema dell’affitto caro e del costo della vita elevato.
Questo perché il bancario all’inizio della carriera è pagato non molto di più di un operaio. Io lo definisco infatti l’operaio del terzo millennio, con rispetto per questa categoria di lavoratori.
È un dato di fatto che la digitalizzazione ha spostato il lavoro dell’impiegato di banca verso gli algoritmi e verso i clienti, che in cambio di uno sconto sul prezzo si fanno le operazioni da soli. Diventano in sostanza impiegati di se stessi.
Con sempre meno incombenze amministrative ecco che l’impiegato al primo impiego svolge già attività commerciali che generano un buon reddito all’azienda, ma viene pagato al minimo.
Il mio sacrificio dei primi anni di lavoro in banca passati lontano da casa era ricompensato dalla possibilità che ho avuto di fare una tutto sommato veloce carriera. Ho scalato 6 livelli in circa 15 anni, cosa che oggi è difficilmente replicabile.
Ma se il netto che ti rimane in tasca vivendo in trasferta è esiguo e le possibilità di fare carriera sono molto ridimensionate rispetto al passato, che cosa ti rimane? La risposta è l’esperienza che stai facendo, il lavoro che stai imparando.
Mi vien da dire che imparare il lavoro di front office (la cassa, per capirci) ha poco futuro, mentre le piccole attività commerciali in cui ti viene richiesto di fare campagne di vendita di prodotti retail certo non ti arricchiscono professionalmente.
Pensa invece come cambierebbe la tua vita se decidessi di avviare la professione di consulente finanziario:
- Lavoreresti da casa e potresti iniziare con meno reddito. Risparmi infatti tutti i costi della vita in trasferta.
- Ti occuperesti di consulenza al cliente e non di campagne di vendita. Questo vuol dire che inizierai a creare la tua professionalità e a costruire il tuo network di clienti.
- La carriera sarà costruita con la tua crescita e non nell’attesa di un trasferimento più vicino a casa o di uno scatto di stipendio.
Oggi io non avrei preso quel treno che allora mi portò così lontano da casa perché non ci avrei visto le possibilità di allora.
Se lavori lontano da casa per fare un lavoro che ha poche prospettive, voglio farti questa domanda: ne vale la pena?
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Dario Coloru
Padre di Pietro e Carlo, appassionato di digital e tecnologia, sopportato dall’analogica Irene, sono Consulente Finanziario, seleziono e coordino Consulenti Finanziari.
Dopo aver postato 150 video su Facebook e YouTube ho deciso di avere un posto mio dove continuare a dire quel che penso su economia, finanza, lavoro e futuro.