Il tunnel sì, se mi dai dei vantaggi
La libertà non ha prezzo, anche nelle scelte di investimento.
Quando parlo di questo tipo di libertà intendo dire che per me è preferibile fare scelte di investimento che siano svincolate da paletti di ogni genere e che mi consentano di accedere ad uno strumento finanziario senza costi di ingresso e che, allo stesso modo, io possa liberarmene quando non ne veda più convenienza.
Mi capita per lavoro di esaminare i portafogli di investimento di nuovi potenziali clienti.
Spesso trovo un eccesso di soluzioni che contengono sia costi in ingresso sia costi in uscita.
Sul costo di ingresso, che a seconda dei casi si chiama commissione di ingresso o caricamento iniziale se lo strumento è assicurativo, non mi soffermo.
Dico solo che se mi chiedi di sostenere questo costo mi devi dimostrare che veramente mi stai facendo accedere ad un investimento che ha qualcosa in più degli altri. La “gabella” iniziale (passatemi il termine) deve avere una giustificazione.
L’uscita però faccio più fatica a comprenderla. Spesso il costo di uscita, il cosiddetto “tunnel”, viene giustificato con la necessità di dare a quella soluzione di investimento una stabilità che garantisca chi rimane investito, rispetto a chi vuole uscire prima.
I fondi d’investimento col tunnel
Nel mondo delle società di gestione di fondi di investimento capita che vengano costruiti prodotti specifici per i clienti delle banche con cui c’è un accordo di distribuzione esclusiva.
Questi prodotti non hanno uno storico di rendimenti prodotti, raccolgono le adesioni proprio con la spinta che gli operatori degli sportelli bancari danno nel proporli alla clientela. Non sono spesso commercializzabili su altre banche e solo alla fine del periodo prestabilito di investimento il cliente potrà dire “è andata bene” o “è andata male”.
Certo, a volte si capisce già dopo un paio d’anni che non andrà bene. Ecco che a questo punto oltre al danno si aggiunge la beffa. Nel senso che se non hai intenzione di aspettare che le cose per magia migliorino e vuoi vendere, devi aggiungere alla perdita già subita anche la penale per l’anticipata estinzione.
In questo caso sono sempre dell’idea che è meglio se ti vai a prendere sul mercato il prodotto analogo di quel gestore, quello quotato su tutti i mercati e che puoi comprare e vendere a piacimento.
La versione assicurativa
Altro caso è quello delle soluzioni assicurative. Mi piacciono solo quelle polizze che mi chiedono un eventuale caricamento iniziale e un tunnel di uscita per i primi anni perché mi stanno facendo accedere a qualcosa che mi garantisce.
Se nella struttura di questo investimento assicurativo c’è una parte di gestione separata, ovvero un fondo che mi garantisce il rimborso dell’intero capitale investito e mi rivaluta nella garanzia il rendimento che maturo ogni anno, allora ritengo giustificato il costo.
Nel primo caso che ho esaminato non percepisco un vantaggio: metti miei soldi in qualcosa di nuovo, che non ha garanzie di risultato e nessuna evidenza di rendimenti passati e mi chiedi costi e limiti di disponibilità.
Nel secondo caso me li chiedi ma nel contempo mi aggiungi un vantaggio, quello che almeno in parte il mio capitale è garantito. Cosa non da poco di questi tempi.
Quindi quando valuti un investimento con il tunnel la domanda che devi farti è: il costo giustifica un vantaggio concreto che ricevo in cambio?
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Dario Coloru
Padre di Pietro e Carlo, appassionato di digital e tecnologia, sopportato dall’analogica Irene, sono Consulente Finanziario, seleziono e coordino Consulenti Finanziari.
Dopo aver postato 150 video su Facebook e YouTube ho deciso di avere un posto mio dove continuare a dire quel che penso su economia, finanza, lavoro e futuro.